La città degli specchi.

Memorie dal manicomio

"... prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso
che non sarebbe mai più uscito da quella stanza,
perché era previsto che la città degli specchi (o degli specchietti)
sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini [...]
tutto quello che vi era iscritto era irripetibile da sempre e per sempre,
perché le stirpi condannate a cent'anni di solitudine
non avevano una seconda opportunità sulla terra"
(G.G. Marquez) 

A Napoli e Avellino si sono svolte tre giornate di studio dal 7 al 9 aprile 2016 dal titolo “La città degli specchi. Memorie dal manicomio”. L’iniziativa è stata  organizzata dall’Università Suor Orsola Benincasa in collaborazione con la Fondazione Basaglia, l’Associazione Le parole e le cose e l’URIT (Unità di ricerca sulle topografie sociali).

La prima giornata si è aperta con la proiezione di un documentario “storico” ormai introvabile: "Gli Esclusi" di Michele Gandin realizzato nel 1969 a partire dalle foto di Luciano D'Alessandro nel manicomio di Nocera dopo un lavoro durato 3 anni. Il commento, con la voce di Cucciolla, è di Sergio Piro che quel manicomio dirigeva e stava provando a cambiare. I suoni sono registrati dal vivo di notte nel manicomio. Su Repubblica, in esclusiva, un estratto de "Gli Esclusi"

«Nei reparti nuovi e più eleganti, la legatura farmacologica non è meno violenta né meno alienante del corsetto di sicurezza; l’ergoterapia meccanicamente applicata non riempie il vuoto (“un vuoto totale” dice un ricoverato) di giorni su giorni passivamente trascinati […] Dovunque le cose stiano così, la violenza rimane e le immagini sono sostanzialmente attuali. Il vuoto è stato pienamente colto nelle immagini di Luciano D’Alessandro: ma questo non è il vuoto della “malattia” come ineluttabile condanna biologica, è invece il vuoto che l’apatia, l’inerzia e l’abbandono hanno creato in coloro che sono esclusi da qualunque movimento e da qualunque dinamica. Se già lo spazio dell’uomo era ristretto dalla sua alienità, esso viene ulteriormente ristretto dalla violenza e dall'abbandono» (Sergio Piro)

L'emozione per la proiezione è stata enorme, arricchita dall'incontro intenso e prezioso che Stella Cervasio ha realizzato subito dopo con il Maestro Luciano D'Alessandro che ha arricchito il programma di questa iniziativa con la sua presenza e testimonianza.

"Questo reportage, realizzato tutto nel manicomio Materdomini di Nocera Superiore nella Provincia di Salerno, ebbe inizio nel 1965. Durante un arco di tre anni ho fotografato un migliaio di esseri umani ammucchiati di giorno in due cortili, uno per gli uomini ed un altro per le donne, e di notte ugualmente ammucchiati in maleodoranti camerate. Vivevano tutti nell'inerzia più totale, nel più intollerabile abbandono, in un mostruoso degrado. Guardai a lungo prima di iniziare a fotografare e alla fine decisi di provare a realizzare un lavoro sulla solitudine dell'uomo, la grande solitudine ontologica, proprio in un luogo dove la solitudine manifestava l'estrema impossibilità di conciliazione col mondo e con se stessi. Ma ben presto il lavoro che era nelle mie intenzioni cominciò a sfuggirmi dalla mente e mi resi conto che l'unica strada giusta da praticare era quella della denuncia durissima, denuncia da fare in termini sociali, politici e umani. In manicomio ho visto solo poveri che avevano toccato l'estremo limite della loro povertà; in manicomio erano finiti esseri umani che la società costringeva all'esclusione più totale perché giudicati inutili, se non dannosi al suo perfetto meccanismo di efficienza produttiva, mentre in quello stesso manicomio si realizzava magistralmente la perfetta sintesi dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo fatti i calcoli tra quanto la Provincia pagava per ciascun ricoverato e quanto in effetti l'Ospedale evitava accuratamente di spendere non curando gli ammalati. Nel gennaio del '69 le foto furono pubblicate nel libro "Gli Esclusi" che, introdotto da una coraggiosa e rigorosa analisi politica dello psichiatra Prof. Sergio Piro, divenne nel tempo uno strumento di lotta contro l'istituzione manicomiale. Nello stesso anno il regista Michele Gandin realizzava un documentario cinematografico dallo stesso titolo utilizzando le foto del libro." (Luciano D'Alessandro)

Alla proiezione del documentario son seguite diverse tavole rotonde a cui hanno partecipato Antonio Petrillo, Maria Grazia Giannichedda, Elisabetta Moro, Salvatore Palidda, Assunta Signorelli, Stefania Ferraro, Mauro Bertani, Dario Stefano Dell’Aquila, Laura Faranda Giovanna Procacci, Elena Cennini, Isa Boccero, Nicola Cunto, Giuseppina Salomone, Anna Sicolo, Leonardo Musci, Michela Procaccia, Michela Sessa.

La terza giornata di studio che si è svolta ad Avellino ha visto protagonisti le studentesse e gli studenti del Liceo “Publio Virgilio Marone” che, insieme a Isa Bocciero, Antonio Esposito, Simmaco Perillo, Anna Laura Pirisi e Daniele Pulino, hanno discusso il tema “Fare memoria, dialogo con le nuove generazioni”.

Il lavoro delle studentesse della III C parte dalla lettura della commovente e struggente storia di Nina che a 16 anni, nel 1967, entra al Leonardo Bianchi di Napoli. Vi rimane 2812 giorni, per lo più legata a un letto. Le vengono praticati più di 40 coma insulinici, decine di attacchi febbrili indotti e 40 elettroshock e viene riempita di neurolettici. Nella notte di Pasqua del 1975, per un litigio con un’altra ricoverata, senza alcuna assistenza, morì nella sezione agitati, dopo 4 ore di agonia. La procura aprì un fascicolo, ma il caso non giunse mai in tribunale. I giornali titolarono "Colpita alla testa è morta una pazza". Da questo spunto nasce il progetto "Radio3Caos-Lettere a Nina". Le studentesse, insieme a Isa Bocciero, hanno ricostruito e contestualizzato la realtà dei manicomi, hanno inventato una radio per comunicare con l'esterno, hanno restituito dignità di racconto e parola alla storia di Nina rivolgendosi proprio a lei attraverso la stesura delle lettere che hanno racchiuso tutte le loro emozioni e i loro sentimenti, ma anche le loro domande e i loro propositi. Mesi vissuti con studio, competenza, passione per tematiche che a volte sembrano tanto lontane, ma che in realtà forse non lo sono affatto.

Nel corso dell’incontro sono stati presentati alcuni elaborati realizzati nei Laboratori di cittadinanza della Fondazione Basaglia in cui bambine e bambini delle scuole elementari e studentesse e studenti di tutta Italia si confrontano, discutono e incontrano i "problemi sociali" che nel corso dei laboratori diventano persone, luoghi e storie. La conoscenza spinge a prendere posizione, implicarsi, agire. 

Un altro contributo lo ha portato Simmaco Perillo. Ci ha raccontato la sua esperienza nella Cooperativa sociale Al di là dei sogni nata nel 2004 sul bene confiscato alla mafia "Alberto Varone" presso Maiano di Sessa Aurunca (CE). Nella cooperativa guidata da Simmaco i soggetti appartenenti alle "fasce deboli" possono trovare la dignità di nuovi percorsi di vita. Soggetti provenienti da situazioni di disagio (salute mentale, ex dipendenze, ospedali psichiatrici giudiziari, area-riabilitazione) sono inseriti in percorsi di graduale ma costante percorsi di autonomia per la fuoriuscita da un percorso assistenzialistico del Servizio Sanitario Nazionale e parallelo reinserimento nel mondo della formazione e del lavoro. Uno di questi percorsi è la storia di Federico che arrivò ad Aversa dal lager di Dachau. Nel manicomio della Maddalena rimase 40 anni. Fu dimesso ormai anziano e fino all’ultimo giorno continuò a suonare la stessa canzone soffiando le foglie come un’armonica.    

La presentazione dell’evento e il programma in www.memoriedalmanicomio.wordpress.com

 

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